Le principali differenze tra Cattolicesimo ed Ortodossia

Per meglio comprendere la Fede Ortodossa, è necessario conoscere, almeno per sommi capi, le differenze teologiche tra il Cattolicesimo e l’Ortodossia. Secondo alcuni studiosi tali differenze sarebbero un centinaio ma, a nostro avviso, molte di queste sono solo dovute alle tradizioni particolari, se non addirittura locali, delle varie Chiese, che si sono nel corso dei secoli trasformate in ortoprassi, cioè, in vere e proprie regole teoriche e pratiche, alle quali i Fedeli, si sono uniformati, ma risultano ininfluenti nel contesto storico e teologico generale. Innanzitutto, è bene sapere, che lo scisma del 1054 non è stato il frutto di decisioni estemporanee ma piuttosto il risultato di una crisi nei rapporti tra la Chiesa d’Occidente e quella d’Oriente, come si chiamavano all’epoca, che si protraeva da almeno due secoli. Il primo episodio d’attrito avvenne, infatti, già nella seconda metà del IX secolo, quando a Costantinopoli, fu destituito illegalmente il patriarca Ignazio eleggendo al suo posto San Fozio. La popolazione locale, ovviamente si divise in due fazioni e per trovare una soluzione alla questione, nell’861 venne convocato, proprio a Costantinopoli, un concilio al quale venne invitato anche il Papa Nicola I che inviò dei suoi delegati. Il concilio, confermò l’elezione a patriarca di San Fozio ed i delegati papali avallarono questa decisione. Tuttavia papa Nicola I condannò la decisione dei suoi delegati e respinse la sentenza del concilio, ponendo il proprio potere individuale al di sopra della risoluzione conciliare. Senza scendere nel merito della ragione tra Ignazio e San Fozio, impossibile da stabilire a posteriori dopo oltre un millennio, nè in quello della decisione di papa Nicola I, resta il fatto che questo episodio, fu vissuto male a Costantinopoli e rappresenta la prima ingerenza papale, nelle regole conciliari che la Chiesa Cristiana si era data. Insomma, per dirla in termini politici, si trattò di una rottura delle regole diplomatiche, che aprì l’epoca dei contrasti tra Chiesa d’Oriente e Chiesa d’Occidente. A questo episodio si aggiunse sempre in quel periodo, la questione della Chiesa Bulgara, che in precedenza, rientrava sotto l’influenza del Papa, ma già all’epoca dell’Imperatore Giuliano, era stata trasferita sotto il Patriarca di Costantinopoli. Il Papa tuttavia, convinse i bulgari, che la subordinazione ecclesiastica a Costantinopoli avrebbe potuto essere seguita da una subordinazione politica verso i greci. In conseguenza di ciò, il re bulgaro Boris, ruppe le relazioni diplomatiche con Costantinopoli ed invitò i missionari latini. A seguito di questa rottura diplomatica il patriarca San Fozio, scrisse delle lettere agli altri patriarchi, nelle quali denunciava le pretese illegali del Papa e l’allontanamento di quest’ultimo dalla retta Fede. Per discutere la questione, venne indetto, nell’867 un nuovo concilio di Costantinopoli, che respinse le pretese del Papa e condannò la deviazione della Chiesa d’Occidente. Tuttavia la diplomazia tra le due Chiese, affidata a pochi legati fidati, continuava normalmente, anche se i latini, iniziarono a vedere il patriarca San Fozio, come un nemico e lo scomunicarono. Evidentemente Papa Nicola I aveva motivo di temere la sua elezione e la sua permanenza nella carica di Patriarca di Costantinopoli, se solo sei anni prima, aveva tentato, senza successo di ribaltare la decisione conciliare, preferendogli Ignazio e ritirando fuori la questione della Chiesa Bulgara alla quale nessuno pensava probabilmente più, per dare un altro colpo al suo rivale d’Oriente. Tuttavia, vista anche la morte proprio nell’867 di Papa Nicola I le relazioni tra le due Chiese, non si ruppero definitivamente e vi fu un periodo di tranquillità fino all’XI secolo, quando alle due questioni suddette, si aggiunse la novità voluta dai latini, dell’utilizzo del pane azzimo per l’Eucaristia, al posto del pane fermentato. Il Patriarca di Costantinopoli, Michele I Cerulario, denunciò le innovazioni liturgiche, facendo così ripartire le relazioni diplomatiche tra sua Chiesa e quella di Roma. I legati di papa Leone IX senza riporre alcuna speranza nelle discussioni, compirono il gesto clamoroso di scomunicare il patriarca e tutta la Chiesa d’Oriente, addirittura ponendo la bolla di scomunica sull’altare della cattedrale di Santa Sofia, durante una Divina Liturgia. A sua volta Michele I Cerulario, convocò un concilio straordinario che scomunicò i legati di Papa Leone IX. Correva l’anno 1054 e da quel momento la Chiesa d’Oriente e quella d’Occidente si separarono e nacquero la Chiesa Ortodossa e quella Cattolica. Fin qui, abbiamo illustrato gli aspetti storici dello scisma del 1054 e veniamo adesso agli aspetti teologici, a nostro avviso, difficilmente sanabili, vista l’attribuzione a sè stessa da parte della Chiesa d’Oriente, dell’appellativo Ortodossa, lasciando intendere con esso, l’impossibilità di ogni trattativa per un’eventuale riunificazione con Roma, che non tenga conto di questi aspetti, che sono sostanzialmente sedici, divisi in tre categorie: Quelli inerenti i Dogmi di Fede, quelli riguardanti la disciplina ecclesiastica e quelli di cui parlavamo in apertura, inerenti i riti e costumi, che potrebbero essere facilmente superabili, a nostro avviso, attraverso un semplice “patto di riconoscimento delle specificità rituali delle due Chiese”. Ecco quali sono questi punti controversi:

Dogmi di Fede:

  1. Filioque

Si tratta del punto di più difficile soluzione, perchè implica una visione completamente diversa della Fede Cristiana, con la Chiesa Cattolica, che di fatto, nel corso dei secoli, ha messo in un angolo lo Spirito Santo negandone la forza creativa e quella Ortodossa, che invece, è pienamente trinitaria. La sintesi di questo nodo teologico, si trova nella formula del Credo, che i Fedeli recitano, ogni domenica, spesso senza sapere, che esso rappresenta un vero e proprio “sigillo spirituale” di grande importanza, perchè, come si sa “In Principio era il Verbo” e dunque le parole contano, eccome. Il Credo cattolico recita:

Credo in un solo Dio,
Padre onnipotente,
Creatore del cielo e della terra,
di tutte le cose visibili e invisibili.

Credo in un solo Signore, Gesù Cristo,
unigenito Figlio di Dio,
nato dal Padre prima di tutti i secoli:
Dio da Dio, Luce da Luce,
Dio vero da Dio vero,
generato, non creato,
della stessa sostanza del Padre;
per mezzo di lui tutte le cose sono state create.
Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo,
e per opera dello Spirito Santo
si è incarnato nel seno della Vergine Maria
e si è fatto uomo.
Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato,
mori e fu sepolto.
Il terzo giorno è risuscitato,
secondo le Scritture, è salito al cielo,
siede alla destra del Padre.

E di nuovo verrà, nella gloria,
per giudicare i vivi e i morti,
e il suo regno non avrà fine.

Credo nello Spirito Santo,
che è Signore e dà la vita,

e procede dal Padre e dal Figlio.
Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato,
e ha parlato per mezzo dei profeti.

Credo la Chiesa,
una santa cattolica e apostolica.
Professo un solo Battesimo
per il perdono dei peccati.
Aspetto la risurrezione dei morti
e la vita del mondo che verrà.
Amen.

Abbiamo evidenziato in grassetto la frase: “e procede dal Padre e dal Figlio” perchè il nodo teologico, nasce proprio con quest’espressione. Se, infatti, subordiniamo lo Spirito Santo, che “è signore e dà la vita” al Padre ed al figlio, di fatto, ne limitiamo proprio la potenza creativa. Lo Spirito Santo, quindi, può discendere solo dal Padre ed infatti, il Credo Ortodosso recita:

“Credo in un unico Dio, Padre Onnipotente, Creatore del cielo e della terra, e di tutte le realtà sia visibili sia invisibili.

E in un unico Signore, Gesù Cristo, il Figlio di Dio, l’Unigenito, il Generato dal Padre prima di tutti i secoli. Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato e non creato; Coessenziale al Padre; mediante cui tutte le realtà presero esistenza.

Che per noi uomini e per la nostra salvezza discese dai cieli e si incarnò dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria, e si fece uomo.

E fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, e soffrì e fu sepolto.

E risuscitò il terzo giorno, secondo le Scritture.

E risalì ai cieli e si siede alla destra del Padre.

E di nuovo verrà con gloria a giudicare i vivi ed i morti; il cui regno non avrà fine.

E nello Spirito, che è Santo, Signore, Creatore di vita, procede dal Padre, insieme col Padre e col Figlio è adorato e glorificato, parlò per mezzo dei profeti.

E nell’unica, santa, cattolica (universale, nel senso letterario del termine, anche se qualcuno e noi siamo fra questi aggiunge anche il termine ortodossa) ed apostolica Chiesa.

Confesso un unico Battesimo per la rimissione dei peccati.

Aspetto la risurrezione dei morti

e la vita del secolo venturo.
Amìn.

2. Dottrina del primato papale

La dottrina del primato papale su tutte le Chiese Cristiane, si basa sul famoso passo evangelico Matteo 16 -18 che recita:

“E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa.”

Le parole di Cristo, in questo passo, sono state spiegate da ottantacinque Padri e Dottori della Chiesa. Quarantaquattro di essi, dicono che la parola “pietra” denota la fede di Pietro, sedici che essa significa Salvatore, otto assicurano che tale termine coinvolge tutti gli Apostoli, il che vuol dire che sessantotto padri della Chiesa non credono che la parola “pietra” si riferisca a Pietro. Solo diciassette esegeti antichi, dunque mettono in relazione la parola “pietra” con Pietro, però nessuno dice, come fanno i Latini (termine col quale gli Ortodossi identificano i Cattolici) che l’Apostolo Pietro, è l’esclusivo vicario di Cristo in terra, concetto sul quale, come abbiamo detto, si basa la dottrina del primato papale.

3. Dottrina dell’infallibilità papale sulle questioni in materia di Fede

La dottrina dell’infallibilità papale sulle questioni in materia di Fede, è un classico esempio di ingerenza della contingenza politica nella Chiesa Cattolica. Tale dottrina, infatti, anche se abbiamo visto come già nel IX secolo, la si volesse applicare, ribaltando le regole conciliari, nasce ufficialmente solo nel 1870 e dunque non può essere ispirata da Gesù. Semplicemente si tratta di un compromesso politico a sfondo teologico necessario a giustificare la creazione dello Stato del Vaticano, proclamato solo due mesi prima della breccia di Porta Pia e della conseguente annessione di Roma all’Italia. Se non ci fosse stato quel dogma, infatti, non avrebbe avuto alcun senso la permanenza del Papa in quella città e dunque possiamo ipotizzare che esso sia il frutto di un accordo riservato tra Papa Pio IX ed il re Vittorio Emanuele II per poter creare uno Stato religioso autonomo all’interno della nuova capitale d’Italia. In pratica si è voluto mantenere l’equilibrio politico ultra millenario garantito dal bipolarismo tra potere temporale e potere spirituale, che senza quel dogma, non si sarebbe potuto più reggere in piedi.

4. Dottrina sulle indulgenze

E’ evidente che la Dottrina sulle Indulgenze, rappresenta un grosso problema teologico, perchè nella visione Ortodossa, non può essere che i peccati vengano rimessi con somma facilità, semplicemente pregando, o facendo opere di bene. Certo, la preghiera e le opere di carità, sono fondamentali nella vita e nell’ortoprassi di Fede, di ogni Cristiano, ma non possono essere considerate come veicolo autonomo di remissione dei peccati, che nell’Ortodossia, si ottiene in modi più complessi spiritualmente. Oltretutto siccome, abbiamo visto che le parole contano, è interessante notare, come nel documento di Papa Paolo VI “INDULGENTIARUM DOCTRINA” del primo gennaio 1967 vi sia un uso massiccio di termini quali “acquisto” e “lucro” che riferiti ad un tema teologico suonano decisamente stonati e fanno pensare ad una sorta di mercato delle indulgenze, che certo non rappresenta un buon modello.

5. Dottrina sul Purgatorio

Le critiche, che l’Ortodossia, muove al Cattolicesimo, su questa dottrina sono basate sostanzialmente su una presunta inutilità pratica in chiave escatologica di questa dimensione ultraterrena. Se, infatti, è potere dei Sacerdoti, rimettere in forma sacramentale, i peccati, sempre comunque grazie alla Misericordia Divina, che senso avrebbe per un’anima, dover scontare una pena comunque temporale e non definitiva, prima di arrivare in Paradiso? D’altro canto i cattolici, muovono agli Ortodossi, critiche sul fatto che il non credere nel Purgatorio, comporta una mancanza di pietà verso i defunti. In breve,la Chiesa Ortodossa, ritiene che la Dottrina del Purgatorio, quale è espressa in vari documenti magisteriali Cattolici, antichi e recenti, che la pongono come definizione dogmatica, non trovi fondamenti probanti né nelle Sacre Scritture, né negli antichi Padri della Chiesa. Per essa, gli argomenti dell’una e dell’altra fonte, apportati dai Cattolici a proprio favore, portano solo a provare l’uso ed il profitto della preghiera e dei suffragi fatti per i defunti. Quanto agli Ortodossi, la loro esposizione, è diretta a mostrare che la Dottrina Cattolica del Purgatorio non risponde alla loro tradizione teologica e che gli argomenti apportati a suo favore non sono probanti e cogenti. Tra i fattori che, secondo gli Ortodossi, hanno contribuito alla nascita e sviluppo del concetto di Purgatorio, presso i Cattolici, intorno al XII secolo, si elencano i seguenti: la soddisfazione penale, l’espiazione, il concetto del peccato veniale, la distinzione tra colpa e pena, la dottrina dei meriti nell’ambito della comunione dei santi e la pratica delle indulgenze. Tutte queste idee sono estranee alla tradizione Ortodossa, come hanno cercato di mostrare i suoi rappresentanti al Concilio di Firenze del 1439. In particolare, secondo la teologia Ortodossa l’assoluzione concessa nel sacramento della penitenza, rimette il peccato ed anche la pena temporale connessa, senza lasciare un’ulteriore pena da scontare od espiare. Anche “la penitenza” o epitimìa, imposta a chi si confessa non va considerata in senso espiatorio e vendicativo, ma medicinale e pedagogico. Dio, in pratica, perdonando la colpa o il peccato, rimette tutto, anche la pena connessa. Di conseguenza, dopo la morte non ci sono pene da espiare in un supposto luogo temporaneo di purificazione col fuoco. Del resto come si potrebbe ammettere un fuoco materiale per anime spirituali? Quanto al peccato, pur riconoscendo una distinzione tra veniale e mortale, o meglio tra leggero e grave, alla morte sono rimessi i leggeri e contano solo i gravi, che destinano all’Ade. Anche quanto alla dottrina dei meriti, emessi in comune a profitto gli uni degli altri nella concezione Cattolica e quindi giovevoli alle anime del Purgatorio, la visione dell’Oriente Cristiano è diversa. Così si esprime, al riguardo, il teologo russo Pavel Nikolaevič Evdokimov:

“E’ una concezione del tutto diversa della soteriologia evidente nella interpretazione della Comunione dei santi: mentre in Occidente essa si ricollega alla Chiesa producendo la dottrina dei meriti – il merito degli uni contribuisce al perdono degli altri e le buone opere degli uni sono profittevoli per gli altri – in Oriente essa si ricollega allo Spirito Santo, è l’estensione della comunione euristica in cui lo Spirito Santo, è funzione del tutto speciale, quella di unire e di fare di questa unità non un beneficio di pura supererogazione, ma una necessità interna del Corpo – la espressione “naturalmente sovrannaturale” della carità reciproca e cosmica, la santità. Siamo compagni dei santi, sanctorum socios, perché siamo in società con la Trinità santa”.

A nostro avviso, questo nodo teologico, potrebbe essere superato con la creazione di una commissione interconfessionale apposita, perchè comunque, aldilà del Purgatorio, anche nell’Ortodossia esiste la Pietas per i morti, come dimostra anche il fatto che, nei libri ed uffici liturgici bizantini, le preghiere rivolte a Dio per i defunti, adoperano termini od espressioni che chiedono la remissione (àfesi) e purificazione dei peccati. Così all’ufficio del sabato per i defunti:

“O Signore Cristo re, a tutti i tuoi servi che hanno commesso dei peccati concedi la remissione.”

Ed ancora:

“Condona le loro colpe, volontarie e involontarie”.

Similmente nell’ufficio di sepoltura di un sacerdote, la Chiesa Ortodossa, prega così:

“La misericordia di Dio, il regno dei cieli e il perdono dei suoi peccati imploriamo da Cristo Re immortale e Dio nostro […]. Quale Dio buono e benigno, perdona ogni colpa da lui commessa, con parola, con opera e con la mente […] i suoi falli volontari e involontari, e tutti quelli commessi inavvertitamente e scientemente”.

Ed analoghe espressioni vengono usate per l’ufficio delle esequie. Così ad esempio si prega per il defunto:

“Abbi pietà , Signore della tua creatura. E che sia purificata (kathàrison) per la tua misericordia”.

Ed ancora:

“Quello che hai tratto dalla terra, fallo figlio della tua luce, purgandolo dalla caligine dei suoi peccati, o molto misericordioso”

Insomma, escludendo la soddisfazione penale, l’Ortodossia, vede la purificazione dopo la morte, non come pena da purgare ma come continuazione del destino, purificazione e liberazione progressiva, guarigione. Tra la morte ed il Giudizio, l’attesa è creatrice, ed è in questo spazio temporale creativo e creante che la preghiera dei viventi, le offerte che essi fanno per i defunti ed i Sacramenti della Chiesa, intervengono e continuano l’opera del Signore.

6. Dottrina dell’Immacolata Concezione della Madre di Dio che non ha il peccato ancestrale

La Dottrina Cattolica dell’Immacolata Concezione di Maria, divenuta dogma con Papa Pio IX l’8 Dicembre del 1854 viene contestata dall’Ortodossia, non per sminuire la figura mariana, che, anzi, tanto spazio trova nella Fede Ortodossa, ma solo in quanto gli Ortodossi, rifiutano il concetto di peccato originale, che viene considerato come frutto di una dottrina settaria, quindi eretica. Basandosi sugli scritti dei Padri della Chiesa infatti, gli Ortodossi sostengono che non esiste nessuna dottrina del peccato originale e che non può essere possibile ereditare il “delitto” di Adamo. Piuttosto nell’Ortodossia esiste il concetto di peccato ancestrale, che però, non va visto come un delitto, appunto, ma piuttosto come una malattia ereditaria, che ha prodotto l’inclinazione a peccare e lo stato di separazione dell’uomo da Dio. Quindi La Madre di Dio, non può essere esente dal peccato originale sin dal suo concepimento, in quanto il peccato originale non esiste, neanche per gli esseri umani comuni e dunque non può esistere un dogma in tal senso. Come si vede, similmente al caso del Purgatorio, le critiche mosse dall’Ortodossia, al Cattolicesimo, mirano a riportare il Cristianesimo, alla semplicità essenziale delle sue origini, eliminando dottrine inutili ai fini pratici e che anzi, portano confusione nei Fedeli.

Disciplina Ecclesiastica

1. Celibato del Clero

Nella Chiesa Ortodossa, il Clero secolare, deve essere preferibilmente, ma non obbligatoriamente, sposato perchè la tradizione Cristiana orientale, si ispira al fatto che tutti i Discepoli, fossero sposati, ma soprattutto al concetto che ogni capofamiglia, in fondo, è Sacerdote di una comunità, per quanto piccola numericamente anche se l’ordine di grandezza, è diminuito progressivamente nel corso dei secoli, a causa delle crescenti complicazioni poste dalla società, alla famiglia, intesa, proprio come nucleo centrale e fondante, della società. A supporto di questo viene portata la frase evangelica di Matteo 18 20 che recita:

“Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro”.

Un discorso a parte, meritano quei Sacerdoti, che hanno abbracciato la vocazione prima di sposarsi e che per questo, hanno scelto il matrimonio mistico con Dio e come i monaci, per lo stesso motivo di coerenza comportamentali, non possono sposarsi in seguito e dunque devono aderire al celibato.

2. Introduzione della carica di Cardinale

La Chiesa Ortodossa, contesta, a quella Cattolica, l’introduzione nella gerarchia ecclesiastica, della carica di Cardinale, sconosciuta nell’antichità, che è andata ad alterare i tre gradi tradizionali dei ministeri maggiori: Sacerdote, Vescovo e Patriarca, o Papa, che ricalcano lo schema trinitario del Padre, Figlio e Spirito Santo. Inoltre la carica di Cardinale, i cui compiti pratici, non differiscono in nulla da quelli del Vescovo, appare come il frutto di una strategia politica, tesa a selezionare gli elettori del Conclave, per eleggere il Papa discriminando la maggior parte dei Vescovi, che non vi possono partecipare, pur avendone il grado e la facoltà, secondo i Canoni antichi.

Deviazioni dai Riti e Costumi Tradizionali

Ecco i punti che la Chiesa Ortodossa contesta a quella Cattolica. Trattandosi di ortoprassi consolidate dovrebbero essere ben conosciuti e quindi non riteniamo che debbano essere spiegati.

  1. Battesimo per abluzione, anzichè per immersione.
  2. Cresimazione solo da parte di un Vescovo.
  3. Uso nella Liturgia del pane azzimo, cioè l’Ostia, anzichè del pane fermentato.
  4. Somministrazione dell’Eucaristia solo attraverso la Specie del Corpo di Cristo (ostia) e non anche del Sangue (vino). Questo punto, si è ulteriormente aggravato dopo il covid, con l’entrata in vigore della somministrazione dell’Ostia sulla mano, cosa condannata dalla maggioranza dei Patriarcati Ortodossi.
  5. Abbandono progressivo della pratica del digiuno ed introduzione dell’uso di latte, uova e persino carne nei giorni in cui tali alimenti dovrebbero essere banditi.
  6. Impiego di strumenti musicali, inclusi organo e campanelli, durante la Messa.
  7. Panche per sedersi in chiesa.
  8. Uso della lingua latina nella Messa. Questo probabilmente, è un retaggio ideologico risalente ai tempi dello scisma.

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