Sabato 14 Dicembre 2024 San Filarete

Oggi si fa memoria di San Filarete, del quale conosciamo la vita, grazie ad un solo manoscritto, del 1308 opera di un certo Nilo, monaco nello stesso monastero in cui Filarete, praticò la sua ascesi, ma che, nonostante quanto dichiari, non sembra aver conosciuto personalmente il santo. Ne scrivono sia pur indirettamente, anche il P. Caietano, in “Vitae Sanctorum Siculorum”; il Mongitore, nel “Palermo santificato“; il Fiore, in “Calabria illustrata“; l’Inveges in “Palermo sacro“; Pietro Forte, in “Vita dei Santi palermitani” ed il Perdicaro in “Vita dei Santi Siciliani“. Come si vede, si tratta di agiografie concernenti il culto di santi calabresi, o siciliani, poichè Filarete, nacque nel 1020 a Palermo o secondo alcuni nella regione di Demenna, nella Valdèmone, dominata dalla catena montuosa dei Nebrodi, forse da genitori calabresi, originari di Sinopoli o Tauriana. Al Battesimo gli fu imposto il nome di Filippo, in onore del Santo di Agira, il “Cacciaspiriti“. Crebbe in ambiente maomettano, stante all’epoca la dominazione araba della Sicilia, ma mantenne viva la Fede Cristiana. All’età di diciotto anni, quando arrivò in Sicilia, l’esercito bizantino al comando di Giorgio Maniace, seguendo l’ispirazione divina, si recò in Calabria, a Sinopoli come abbiamo visto, probabile zona di origine dei genitori, per poi spostarsi intorno ai venticinque anni, nella regione delle Saline, il versante tirrenico della provincia di Reggio Calabria, dove sorgevano circa cento monasteri, il più famoso dei quali era quello Imperiale, fondato nell’884 da Sant’Elia di Enna, detto “il Nuovo” ed al quale si indirizzò il giovane Filippo. Qui l’igumeno Oreste, lo rivestì dell’abito Basiliano e lo chiamò Filarete, cioè “pescatore“ e divenne il suo maestro spirituale. Da monaco, Filarete, si ispirò come condotta di vita, a Sant’Antonio Abate, a Mosè, al Profeta Elia, ed a Sant’Elia di Enna, del quale conservava la “Vita” manoscritta. La sua mansione era quella di portare al pascolo il gregge, fin quando poi, gli venne affidato un terreno da coltivare, sul quale costruì un’umile dimora. Donava ai poveri i prodotti del proprio lavoro, facendo al contempo, fronte ai bisogni del monastero, cercando di esaudire tutti. Ma la vita trascorsa tra privazioni, patimenti e duro lavoro, venne presto indebolita da una grave malattia, che lo portò alla morte, all’età di cinquant’anni, all’alba del 6 aprile del 1070 dopo una notte trascorsa in preghiera, circondato dai confratelli. Fu sepolto nella Chiesa del Monastero di Monte Aulinas, presso Palmi, fondato nell’884 da Sant’Elia di Enna e ridenominato nel 1133 dei Santi Elia e Filarete, sui cui ruderi, oggi sorge una chiesetta, ad essi dedicata ed intitolata poi, alla Madonna della Neve.

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