Oggi si commemorano Sant’Eleuterio, vescovo dell’Illirico e Sant’Anzia, sua madre, martiri. Gli Acta di Eleuterio, sia quelli greci, che quelli latini, appaiono  leggendari. Secondo quelli greci, infatti, posteriori al V secolo, Eleuterio, figlio di Anzia, vedova del console Eugenio, fu ordinato diacono e prete e consacrato poi vescovo da un certo Aniceto. Inviato come vescovo nell’Illirico venne prelevato dal comes Felice, insieme alla madre, per essere portato a Roma e sottoposto al giudizio dell’imperatore Adriano. Il processo finì con la condanna a morte di Eleuterio e di sua madre. Una traduzione latina del testo greco, anteriore all’VIII secolo, riporta, invece, che Aniceto, dopo aver consacrato Eleuterio, lo destinò vescovo in Apuliam Aecanam civitatem e che quando egli, con la madre, tornò a Roma, venne appunto martirizzato. I cittadini di Aeca, rubarono i corpi dei due martiri e li portarono nella loro città. Il titolo “Episcopi Illyrici” è entrato nel Martirologio Romano riprendendo la versione greca e per questo alcuni agiografi ritengono inattendibile la versione latina, che anzi ha provocato ulteriore confusione su questo santo, con un errore di lettura di, Apuliam Aecanam, come Apuliam Messenam, ma Eleuterio, non ha niente a che vedere con Messina. Comunque, mentre sulla vita di Eleuterio, come visto, a parte l’elezione a vescovo ed il martirio nulla si sa, il suo culto è molto antico ed è bene accertato. Il suo nome, risulta, infatti, sia pure in date diverse, nei sinassari greci nel Martirologio Geronimiano, nel Calendario Marmoreo di Napoli e persino nei libri mozarabici ed anche i libri liturgici sono testimoni di tale culto. Numerose chiese sorgevano in Italia in onore di questo santo: a Roma, sulla via Labicana, ad Arce, Nepi, Terracina, Chieti, Sulmona, Vasto, Benevento, Salerno, ovviamente in Puglia, dove la versione latina lo pone come vescovo precisamente a Canne, dove era commemorato, appunto, come vescovo locale, figlio di Evanzia, derivato dalla corruzione dialettale di Anzia e persino a Parenzo, in Istria. 
 
		