Lunedì 14 Aprile 2025 Santa Maria l’Egiziaca

Nacque in Egitto nel V secolo. All’età di dodici anni abbandonò i suoi genitori per recarsi nella grande città di Alessandria, dove per diciassette anni, visse nella dissolutezza come pubblica meretrice, spinta non dal bisogno, come tante altre povere donne, ma, come ella stessa ammise più tardi, da pura depravazione. Un giorno Maria, vide un gran numero di persone recarsi al porto per imbarcarsi. Informatasi, scoprì che erano diretti a Gerusalemme, per la festa dell’Esaltazione della Croce. Accordatasi con alcuni marinai depravati si imbarcò anch’ella, offrendo il proprio corpo come pagamento per il viaggio. Giunta a Gerusalemme, si recò con i pellegrini alla Basilica della Resurrezione, ma, entrata nel nartece si accorse che una forza misteriosa le impediva di oltrepassare la soglia del tempio, mentre gli altri, i Fedeli passavano senza difficoltà. Rimasta sola, cominciò finalmente a capire, che era la sua condotta di vita, ad impedirle di avvicinarsi alla Croce di Cristo. Cominciò a piangere ed a battersi il petto, finché non vide un’icona della Deipara, davanti alla quale pregò:

«Vergine Sovrana, che hai partorito Dio nella carne, io so che non dovrei neppure guardare la tua immagine, a te che sei pura d’anima e di corpo, io dissoluta dovrei ispirare solo disgusto. Ma poiché il Dio che da te è nato si è fatto uomo per chiamare i peccatori al pentimento, vieni in mio aiuto, concedimi di entrare nella chiesa per prostrarmi dinanzi alla Croce. Quando l’avrò vista, ti prometto di rinunciare al mondo e ai piaceri, seguendo il cammino di salvezza che tu mi mostrerai».

Subito si sentì liberata dalla potenza che la tratteneva. Entrò nel tempio e venerò la Santa Croce. Prima di uscire si fermò ancora dinanzi all’icona e si disse pronta a seguire la via che le sarebbe stata mostrata. Una voce discese dall’alto e le disse: «Attraversa il Giordano e troverai la pace».

Uscita dalla chiesa, con l’elemosina offertale da un Fedele, comprò tre pani. Si fece indicare la via per il Giordano, s’incamminò e verso sera giunse alla chiesa di San Giovanni Battista. Si lavò nelle acque del Giordano, si comunicò ai Santi Misteri e dopo aver mangiato la metà di uno dei pani, si addormentò sulla sponda del fiume. Il mattino successivo, risvegliatasi, passò il fiume e da allora visse per quarantasette anni nel deserto in assoluta solitudine, senza incontrare uomo od animale. Nel corso dei primi diciassette anni di permanenza nel deserto, le sue vesti si ridussero a brandelli, il suo corpo era esposto al caldo torrido di giorno ed al freddo pungente di notte e si nutriva solo di radici ed erbe selvatiche. Ma più che le privazioni del corpo, dovette affrontare l’assalto delle passioni ed il ricordo della sua vita passata. Ma ogni volta si ricordava della promessa fatta alla Deipara e la supplicava, prostrata a terra, di essere liberata dalla tentazione. E Dio, che “non desidera la morte del peccatore, ma che si converta e viva” sradicò dal cuore di Maria, ogni passione, mutando il fuoco del desiderio carnale in amore per Dio e permettendole di sopportare il deserto ostile, come se fosse stata un essere incorporeo. Dopo molti anni, il santo anziano Zosima, monaco in Palestina che si era spinto nel deserto per passarvi la Grande Quaresima, secondo un costume iniziato da Sant’Eutimio, vide un giorno un essere umano col corpo abbrunato dal sole ed i capelli bianchi come la lana ricadenti sulle spalle. Il monaco corse dietro a questa apparizione sfuggente, supplicandola di dargli la sua benedizione e una parola di salvezza. Quando fu a portata di voce Maria, lo chiamò per nome, rivelandogli di essere una donna e chiedendo il suo mantello per coprirsi. Zosima, felice di avere incontrato un essere teoforo che aveva raggiunto la perfezione nella vita angelica, la supplicò di raccontargli la sua vita. Maria, accondiscese e terminato il racconto, lo pregò di ritornare l’anno successivo, il Grande Giovedì, per portarle la Comunione dandogli appuntamento sulle sponde del Giordano. Il giorno fissato, Zosima si recò sul Giordano e vide Maria, sull’altra riva del fiume; lei, facendosi il segno della Croce, attraversò il fiume camminando sulle acque. Dopo essersi comunicata, in lacrime, disse:

«Ora lascia, o Sovrano, che la tua serva vada in pace, secondo la tua parola, poiché i miei occhi hanno visto la tua salvezza» (Luca 2, 29).

Questa è la formula con la quale il Sacerdote, nell’Ortodossia, ricomincia la Divina Liturgia, dopo aver distribuito l’Eucarestia e non possiamo escludere che l’origine di questa ortoprassi liturgica, sia proprio dovuta a questo incontro tra Santa Maria l’Egiziaca ed il monaco Zosima. Tornando alla storia della Santa, ella, congedando Zosima, gli diede appuntamento, per l’anno successivo, nello stesso luogo del loro primo incontro. Zosima, tornò, dunque l’anno successivo, trovando il corpo della Santa, disteso a terra con le braccia incrociate e il volto ad oriente. Zosima, pianse sul corpo della Santa e solo più tardi, si accorse di una iscrizione, che ella aveva lasciato, tracciandola sul suolo:

«Padre Zosima, sotterra in questo luogo il corpo dell’umile Maria, restituisci alla polvere ciò che è polvere, dopo aver pregato per me. Sono morta nella notte della Passione di Nostro Signore, il primo del mese di Aprile, dopo aver partecipato all’Eucaristia».

Zosima, conobbe così il nome della Santa e ne fu consolato. Si stupì, inoltre di scoprire, che ella aveva percorso in poche ore una distanza di più di venti giorni di cammino. L’anziano monaco cercava inutilmente di scavare il terreno con un pezzo di legno, quando d’un tratto vide un leone che avvicinatosi al corpo di Maria, le leccava i piedi. Zosima, si fece coraggio e ordinò al leone di scavare la fossa per la Santa. Subito il leone cominciò a scavare e Zosima, poté dare sepoltura al corpo di Maria. Ritornato al suo monastero, Zosima, raccontò ai fratelli la storia del suo incontro con Maria Egiziaca, che da peccatrice pubblica era divenuta un modello di penitenza e di conversione. Da allora la Chiesa Ortodossa, ha posto la sua memoria, alla fine della Grande Quaresima, come incitamento per quanti sono pigri nella ricerca della salvezza, per ricordare loro che anche all’ultima ora il pentimento può riportarli a Dio.

Lascia un commento