Padre Andrej amava incitare le folle con discorsi sulla morte, la malattia e il castigo eterno: “L’inferno sarà luogo di dolore e sofferenza, ravvedetevi!”
Padre Anatolij ascoltava con ammirazione, ben consapevole della buona fede del fratello e della sua condotta irreprensibile. Tuttavia, un giorno gli si avvicinò e gli disse: “Seguimi, fratello, voglio mostrarti una cosa!”. Percorsero il sentiero verso il villaggio ed entrarono in una casetta cadente. Nell’unica stanza vi era un odore terribile e la fuliggine ricopriva ogni cosa. In un angolo un’anziana donna era seduta accanto ad un letto, nel quale giaceva una bambina palesemente malata. “Queste sono Olga e la sua nipotina Tanja, la quale è rimasta orfana ed ora ella stessa giace nel letto malata da ormai un mese”, disse il monaco. L’anziana donna salutò con cortesia Padre Anatolij e pregarono insieme. Poi Padre Anatolij disse al suo confratello: “Ora fa’ uno dei tuoi sermoni!”. Egli tacque ed abbassò la testa. Usciti, il vecchio monaco disse a Padre Andrej: “Fratello mio, il mondo è pieno di sofferenza e credere che nella vita futura ve ne possa essere altra non è difficile. Difficile è credere che esista un paradiso al di là di questo dolore, che vi sia una speranza oltre questa sofferenza. È facile mostrare l’inferno a coloro che ci vivono già dentro, ma sei tu in grado di seminare un germe di paradiso nella loro angoscia? Sii prudente nel parlare di condanna e castigo: il dolore degli altri è cosa sacra!”.