Lunedì 28 Luglio 2025 Santi Quirico e Giulitta, Martiri

Santa Giulitta, era una nobildonna della città d’Iconio, nella Licaonia. Sotto l’imperio di Diocleziano e Massimiliano governatore di quella provincia era Domiziano, uomo molto crudele Perciò Giulitta, con Quirico, suo figlio di tre anni e con due serve, si ritirò a Seleucia nell’Isauria, per maggior sicurezza, ma qui trovò Alessandro, il proconsole della Cilicia che non era meno barbaro contro i Cristiani che si rifutavano di sacrificare ai falsi dei. Così, Giulitta si spostò di nuovo stavolta da Seleucia, a Tarso, dove nello stesso tempo, arrivò anche Alessandro. In quella città, Giulitta, venne spogliata di quasi tutti i suoi beni da un uomo potente, che lei fece chiamare in giudizio, ma l’usurpatore non sapendo come difendersi, disse che come Cristiana, secondo la legge promulgata dall’imperatore, ella non poteva essere ammessa a difendersi. Sentito ciò, il pretore, fece arrestare Giulitta, la quale si presentò al giudice, tenendo in braccio il figlio Quirico. Il pretore fece apprestare il fuoco e l’incenso e poi ordinò a Giulitta, di sacrificare agli dei e di rinnegare Gesù Cristo, non potendo i Cristiani, avvalersi delle leggi per difendersi nelle cause senza adempiere a questi obblighi. La Santa rispose più volte agli inviti del giudice ad abiurare la propria Fede:

“Io sono Cristiana e perciò son pronta a perdere non solamente le mie robe, ma anche la vita prima che negare il mio Dio.”

Alessandro, sdegnato da questo atteggiamento, ordinò che le venisse tolto dalle braccia il figlio, che fosse posta sull’eculeo e percossa crudelmente con nervi di bue. Ma la Santa, anche in quei tormenti non faceva altro che replicare:

“Sono Cristiana e non sacrifico ai vostri dei”.

Quirico, frattanto guardando la madre piangeva, a dirotto. Alessandro lo prese e se lo pose sulle ginocchia cercando di calmarlo facendogli delle carezze e dandogli anche un bacio. Ma il fanciullo, continuando a guardare la madre, cercava con tutta la sua forza da bambino, di allontanare da sé la faccia del giudice e con calci e colle sue piccole unghie, si difendeva, gridando anch’egli:

“Io sono Cristiano”.

Allora l’uomo imbestialito, prese Quirico per un piede e dall’alto del trono dove stava seduto, lo gettò con furia, a terra, fracassandogli la testa sugli angoli dei gradini. Allora, la madre invece di lamentarsi di tanta crudeltà, alzò la voce e disse:

“Mio Dio, vi ringrazio di aver chiamato a voi il mio figliuolo prima di me.”

Sempre più irritato il giudice, ordinò allora che con unghie di ferro, le fossero lacerati i fianchi e sui piedi le fosse versato un vaso di pece bollente. Uno dei carnefici le disse:

“Giulitta, abbi pietà di te; non fare la stessa fine di tuo figlio e sacrifica agli dei.”

Ma ella, da forte come era, nella Fede, pur soffrendo quella tortura rispose:

“Io non sacrifico a’ demonj ed alle mute statue, ma adoro Gesù Cristo e desidero di raggiungere il mio figlio in cielo.”

Finalmente il giudice la condannò alle fiamme ed essa disse:

“Signore, che vi siete degnato di mettere il mio figliuolo a parte della gloria de’ santi, rivolgete lo sguardo anche su di me e datemi luogo fra le anime destinate ad amarvi e adorarvi per sempre.”

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